martedì 4 dicembre 2012

Il brutto anatroccolo

Traduzione di Giancarlo Sammito. Piango sempre. Ogni volta che la leggo. L'anatroccolo se ne stava taciturno in un angolo. Poi cominciò ad avere nostalgia dell'aria fresca e del sole, e gli venne una tale voglia di nuotare, che alla fine dovette dirlo alla gallina. -Naturale!- ribatté lei. -Continui a startene lì a non far niente, certo che poi ti vengono le fantasie più strambe! Fai le uova, fai le fusa, e vedrai che certe stranezze ti passeranno! -Ma è così bello stare a galla sull'acqua!- affermò l'anatroccolo. -E' meraviglioso sentirsela passare sulla testa e tuffarsi giù fino a toccare il fondo! -Uh, sai che divertimento!- commentò la gallina. -Tu secondo me sei proprio matto. Perché non provi a chiedere al gatto, nessuno è più giudizioso di lui! Prova, prova a chiedergli se gli piace stare a galla sull'acqua o tuffarsi, o va' piuttosto a domandare alla nostra padrona, non c'è al mondo persona più assennata! Credi che abbia voglia di starsene a galleggiare sull'acqua e di sentirsela passare sulla testa? -Voi non mi capite,- sospirò l'anatroccolo. -Ah certo, noi non ti capiamo! E chi è che ti capisce, allora? Non crederai di essere più saggio del gatto e della padrona, per non parlare di me! Tu qui hai trovato una stanza calda e buoni amici che possono insegnarti un paio di cosine. Dovresti solo ringraziare il cielo per la fortuna che hai avuto e invece non fai che brontolare, sei davvero antipatico! Guarda che se io ti dico cose spiacevoli, lo faccio per il tuo bene: è così che si riconoscono i veri amici. Mettiti a fare le uova, impara a fare le fusa! -Credo proprio che me ne andrò via,- concluse l'anatroccolo. -Fa' pure come credi,- chiocciò la gallina. Fu così che l'anatroccolo se ne andò. Galleggiò sull'acqua, si tuffò giù fino in fondo, ma, poiché era tanto brutto, tutti i pesci lo evitavano. Venne l'autunno, nel bosco le foglie si ingiallirono e rinsecchirono. Il vento le sollevava facendole danzare. Nel cielo gelido passavano nuvole cariche di grandine e di neve, mentre il corvo, intirizzito, gracchiava il suo roco verso: -Aah, aah!- Il povero anatroccolo stava male da morire. Poiu, una sera, mentre il sole tramontava, si levò in volo dai cespugli uno stormo di grandi uccelli. Avevano lunghi colli flessuosi e le loro piume erano di un bianco abbagliante. L'anatroccolo non aveva mai visto uccelli tanto belli. Erano cigni: aprirono le stupende ali ed emisero gridi meravigliosi, allontanandosi in volo verso climi più miti. Volarono in alto, molto in alto. Mentre li osservava, il piccolo anatroccolo provò una strana sensazione. Cominciò allora a rotolarsi nell'acqua come una ruota, tese il collo verso di loro e lanciò un grido così strano e acuto, che ne ebbe paura lui stesso. Quando non li vide più, si immerse nell'acqua, raggiunse il fondo e, tornato in superficie, quasi si sentì svenire. Non sapeva che nome avessero quegli uccelli, ne' dove fossero volati, ma li amava come non aveva mai amato nessuno. Non li invidiava affatto, poiché non poteva neppure sognarsi di desiderare tanta bellezza. A lui, povera creatura, sarebbe bastato che le altre anatre lo accettassero tra loro!