martedì 22 ottobre 2013

noi siamo il sesso debole

LAVANDAIE
Quando mia nonna era ancora viva, una delle cose che mi insegnò fu quella di lavare i panni. Mia madre si occupava di quasi tutto il resto, io ero la quarta di sette fratelli, ma al bucato ci pensava la nonna. Diceva che era importante, ma soprattutto diceva che la rilassava. Io non avevo mai sentito altre donne dire che le rilassava tenere le mani nell’acqua, prima calda poi gelata, e strofinare.. ad alcune piaceva cucinare, ad altre occuparsi dell’orto, ad altre andare a cercare erbe nel bosco, ma lavare i panni.. mah. Anche altre famiglie ci davano i panni da lavare, ci pagavano con quel che avevano ma tutto faceva comodo. Andavamo al torrente, quando la stagione era calda ed il tempo era bello.. sennò andavamo al pozzo in cortile a tirar su l’acqua e la portavamo sotto il piccolo portico. Io la trovavo la soluzione più comoda, ma la nonna preferiva il torrente: “Mi piace veder l’acqua che scorre, e si porta via tutta la sporcizia che laviamo. Preferisco stare accucciata sull’erba e la terra che sul selciato della corte. E poi solo l’acqua del torrente che scorre mi fa venir voglia di cantare.” Quando fui abbastanza grande per fare il bucato da sola, mia madre disse alla nonna che poteva smettere quell’ingrato compito, ma lei non ne volle sapere. Venne a lavare i panni assieme a me fino ad un mese prima di morire. E fino all’ultimo cantò.. io ormai avevo imparato ad apprezzare quei nostri momenti, molto intimi anche se non sempre eravamo sole a fare i panni. Avevo da tempo imparato le canzoni popolari del mio paese, e qualche volta qualche ragazzo arrivava fino da noi e cantava una canzone delle sue parti, ed io ne ero affascinata.. qualche tempo dopo ne avrei anche sposato uno, di questi girovaghi che facevano passare il tempo e la fatica cantando in giro per le crode.. Ma la nonna cantava, qualche volta, un canto più arcano.. una canzone segreta, con parole che a volte non capivo.. quando ero piccola credevo che quella canzone richiamasse le Anguane, o le fate, o altri spiritelli del bosco.. poi, col tempo, mi accorsi che nonna cantava queste canzoni misteriose solo in alcuni momenti. Quando mio fratello Piero morì, per esempio, e mia mamma sembrava spezzata. Ogni volta che la mamma aveva appena partorito. Quando io divenni una signorina. Quando qualcuno non riusciva a superare una perdita e in paese si diceva che stava per ammattire. E sempre, ogni anno, alla notte del 31 Ottobre. Due giorni prima di morire, non camminava quasi più, ma mi chiese col suo solito tono gentile ma deciso, di portarla al torrente. Inizialmente provai a convincerla di stare tranquilla a casa, ma capii che non potevo fermarla, perciò piuttosto che ci andasse da sola la accompagnai. Il tragitto era breve ma ci mettemmo molto tempo. Lei camminava lenta e ogni tanto prendeva fiato, ma cercò sempre di parlare. “Com’è bello qui, vero?” “Guarda qui com’è sporco” “Lascia stare quelle more, crescono più dolci in quell’angolino dietro la curva del sentiero nel bosco, quello che abbiamo trovato insieme”. Arrivate vicino al ruscello, si stese, io mi accucciai e lei poggiò la testa sulle mie ginocchia. “Devi fare delle cose per me. La prima, piangi il tempo che serve quando morirò, ma poi vivi, perché io sotto altre forme vivrò presto di nuovo, e non voglio vedervi ancora afflitti quando girerò per questi luoghi in forma di lupo, o fiore, o farfalla, o gatto, o bambino. Onora la Morte come onora la Vita, perché nessuna delle due può esistere senza l’altra. Vivi felice, ed affronterai la Via della Morte con meno paura. La seconda, lava i panni con amore come ti ho insegnato. Lo sporco del mondo se ne va quando lo fai. La forza dell’acqua e della tua fatica vince sul sudiciume. Il canto del ruscello diventa quello segreto del tuo cuore, perché noi siamo le Lavandaie. Noi abbiamo un compito, e se lo lasci andare nessuno lo farà, qui. Terzo, canta per me, quando morirò. Canta il Canto segreto che la tua anima ti suggerirà. Io non so insegnartelo, ma in questi anni con me hai appreso quello che si può apprendere per saperlo trovare. Magari non ti verrà subito. Io aspetterò a rinascere. Tu sarai Colei che mi ricomporrà e mi soffierà nuova vita col suo fiato ed il suo suono.. Quando l’avrai fatto per me, allora sarai pronta a farlo anche per altri, come facevo io. La notte del 31 Ottobre i morti verranno da te.. non potrai certo capirli tutti, ma alcuni saranno pronti, ed il Canto sarai tu a trovarlo.. raccogli il dolore degli altri, ed il tuo, e cantalo trasformandolo in Vita e ristabilendo il sacro Equilibrio.. non sei sola, ed il canto delle altre Sorelle ti risuonerà presto nel cuore. Raccogli il dolore tuo e degli altri, raccogli il canto tuo e delle Sorelle, raccogli come si raccolgono le castagne in autunno, come si raccoglie il grano in estate, come altre nostre Sorelle raccolgono ossa di lupo e, si dice, lo ricostruiscono e lo riportano alla vita con loro Canto.. e quei lupi diventano donne, dicono. Donne più sagge.. come potrai essere tu. Getta via ciò che non serve. Fai spazio per ciò che dovrai recuperare. E canta la melodia segreta della Vita, quando questa ti arriva.” Credevo di non capire.. ma era paura. Due giorni dopo ero al capezzale della nonna. Un lupo ululò in lontananza. Lei sorrise, mi guardò, ed io capii. Morì. Io morii con lei e, quando trovai il suo Canto e lo cantai, noi rinascemmo insieme.

domenica 20 ottobre 2013

ecco

“Il sentiero per la cima del Tor E' anche il cammino a spirale verso la donna interiore Un viaggio di crescita, potenziamento, E comprensione di se stessi. Viaggio verso la Sorgente... il Centro... la Dea... Lei, il cui Nome può essere trovato solo nel silenzio dell'anima. Scava nella tua oscurità... entra nel tuo dolore... Conquista le tue paure... Chiama la Barca per farti condurre Alla Sacra Isola di Guarigione che risiede dentro di te E ne emergerai rinnovata. I Misteri di Avalon sono vivi Le sue Mele sono rosse e dolci... Vuoi dare loro un morso? Diventa la Donna che sei nata per essere... Ricorda…” (Jhenah Telyndru, Avalon Within, traduzione di Violet del Tempio della Ninfa)

venerdì 3 maggio 2013

Alexander Lowen

Sperimentare la vita del corpo è un processo che non è mai finito e la ricompensa è una vita più lunga. La terapia deve sfidare le nostre scissioni:tra pensiero ed emozione, fare ed essere, controllare e lasciar andare, scarica sessuale e amore. La società contemporanea non favorisce la vita del corpo o il perseguimento della salute:L'enfasi è tutta sul denaro o sul potere. Ma il piacere e la gioia sono il vero senso della vita

martedì 23 aprile 2013

Carl Felix Wolff

Blanc de stàjles, raj de noréjes, Alba, Alba, vegn te mes èjes. Bianco di stella alpina, rosso di rododendri, Aurora, Aurora, vieni negli occhi miei...

giovedì 7 marzo 2013

salirò

...ma prima o poi ripartirò e salirò salirò salirò salirò fra le rose di questo giardino...fino a quando sarò solamente un punto lontano...

venerdì 1 febbraio 2013

la fata

C'è solo un fiore in quella stanza e tu ti muovi con pazienza la medicina è amara ma tu già lo sai che la berrà Se non si arrende tu lo tenti e sciogli il nodo dei tuoi fianchi e quel vestito scopre già chi coglie il fiore impazzirà Farà per te qualunque cosa e tu sorella e madre e sposa e tu regina o fata, tu non puoi pretendere di più E forse è per vendetta e forse è per paura o solo per pazzia ma da sempre tu sei quella che paga di più se vuoi volare ti tirano giù e se comincia la caccia alla streghe la strega sei tu E insegui sogni da bambina e chiedi amore e sei sincera non fai magie, ne trucchi, ma nessuno ormai ci crederà C'è chi ti urla che sei bella che sei una fata, sei una stella poi ti fa schiava, però no chiamarlo amore non si può C'è chi ti esalta, chi ti adula c'è chi ti espone anche in vetrina si dice amore, però no chiamarlo amore non si può

domenica 13 gennaio 2013

Gabriele La Porta

Il femminile è la capacità di abbandono e di tenerezza,l'accettazione del diverso, del debole, dello straniero. E' l'energia che guida il mondo. E' il sentimento dolce e rutilante, erotico e avvampante che sussurra alle creature il mistero della vita. E' la Luna, è Artemide, è Persefone, Iside, Ishtar, è la madre che osserva, riflette, ama e non giudica. E' la nostra capacità di intendere e di comprendere, priva di pregiudizi e di rancori. E' l'energia raggiante che si dispiega benevola sulle creature. E' la possibilità di un mondo privo di lotte e odi. E' la pace della mente e del corpo. E' la follia, la conoscenza, è contemporaneamente luce e buio, notte e giorno. da Il ritorno della Grande Madre

mercoledì 9 gennaio 2013

figlio della luna

Per chi non fraintenda narra la leggenda di quella gitana che pregò la luna bianca ed alta nel ciel: mentre sorrideva lei la supplicava «fa che torni da me».. «Tu riavrai quell'uomo pelle scura con il suo perdono donna impura però in cambio voglio che il tuo primo figlio venga a stare con me». Chi suo figlio immola per non stare sola non è degna di un re.. Luna adesso sei madre ma chi fece di te una donna non c'è dimmi luna d'argento come lo cullerai se le braccia non hai figlio della luna.. Nacque a primavera un bambino da quel padre scuro come il fumo con la pelle chiara gli occhi di laguna come un figlio di luna «Questo è un tradimento lui non è mio figlio ed io no, non lo voglio!» Luna adesso sei madre ma chi fece di te una donna non c'è dimmi luna d'argento come lo cullerai se le braccia non hai figlio della luna.. II gitano folle di dolore colto proprio al centro dell'onore l'afferrò gridando la baciò piangendo poi la lama affondò.. Corse sopra al monte col bambino in braccio e lì lo abbandonò.. Luna adesso sei madre ma chi fece di te una donna non c'è dimmi luna d'argento come lo cullerai se le braccia non hai figlio della luna.. Se la luna piena poi diviene è perché il bambino dorme bene ma se sta piangendo lei se lo trastulla cala e poi si fa culla.. Ma se sta piangendo lei se lo trastulla cala e poi si fa culla