domenica 5 gennaio 2014

la mia Jaga

Un tempo ero reale. Bella e giovane, sorridevo più spesso. Ero Donna di Conoscenza, e come me le Sorelle con le quali condividevo ogni cosa. Alcune erano giovani, e c'erano bambine a correre vicino al torrente e nella luminosa radura che ci accoglieva; altre come me erano adulte e più mature, e le più vecchie ci avevano cresciute tutte. Nel profondo della foresta le nostre vite terrene si svolgevano studiando, celebrando i riti della Madre e custodendo ciò che Lei aveva da insegnare sulla Vita, la Morte, la Rinascita. Altre Sorellanze erano dislocate in vari luoghi del mondo, a volte tremo rabbiosa al pensiero che forse nessun altro le ricorda tranne me. Ognuno vedeva in Noi il palesarsi dei Misteri. Noi eravamo le spiegazioni viventi di ciò che la Natura dice, talvolta con un linguaggio ignoto. Noi Sapevamo. Eppure, non sapemmo dire quando il tempo cambiò. Quando ebbe origine quella che si sarebbe poi rivelata la fine dell'Era delle Sorelle, la fine del tempo manifesto della Madre, la fine del Mondo come noi lo conoscevamo. In alcuni paesi fu l'arrivo di popoli nuovi. In altri luoghi forse una generazione più scarsa di valore visse anni più scarsi di raccolti e di salute, e questo provocò disperazione e cinismo. Altrove il fanatismo di pochi traviò gli animi semplici ma senza Memoria di molti. Forse, fu anche colpa nostra. Ci fidavamo degli altri, come facevano tutte le comunità come quella dove stavo io, e davamo sostegno ed accoglienza a tutti, mostrandoci in semplicità. E' così che si confà ad una Sorellanza, perché nessuna Sorellanza può esistere se in essa esistono il sospetto e la diffidenza. Così, anche da noi come altrove, loro arrivarono e distrussero ogni cosa. Violentarono come se non avessero avuto a loro volta Madri, Figlie, Sorelle. Bruciarono ciò che la loro vista non tollerava perché troppo bello per il marcio nel quale erano abituati a stare. Saccheggiarono credendo che possedere significasse Comprendere, trafissero la morbida terra ed i corpi indifesi, devastarono ciò che loro non erano stati in grado di costruire. E risero. Fino alla fine del tempo ricorderò le loro mostruose risate. Io, solitaria come sono, stavo a meditare nel bosco; davanti ai miei occhi chiusi apparve una visione atroce, così corsi verso la nostra Casa. Loro erano già lì ed erano tanti, efferati e brutali. Lottai, le mie unghie si fecero affilate ed i miei denti divennero di ferro; il mio volto si tramutò in una spaventosa maschera e la mia risata risuonò atroce come la loro. Il mio falcetto, il mio bastone, la mia furia massacrarono molti di loro, e mai mi pento del castigo che ho inflitto.
Alcune di noi si nascosero coi bimbi e le bimbe ancora vivi, altre giacevano a terra; credendoci fuggite o morte, in parte sazi di crudeltà ed in parte storditi per aver subito anche loro delle perdite, se ne andarono. In quella notte di luna calante gettammo i loro corpi di profanatori nel fiume, che non insozzassero ulteriormente quella terra a noi tanto cara. La notte successiva, nel nero della Luna Nuova, seppellimmo piangendo le nostre Sorelle e le nostre Figlie. Ricordo che il giorno dopo pioveva. Venne deciso di spostarsi in un altro luogo, seguendo antichi Canti, antiche Leggende, seguendo le Linee di Potere della Terra. Ma io rimasi alla Casa nella Foresta. Non potevo e non volevo stare di nuovo fra la gente, e per questo sopportai anche il dolore di vedere andar via coloro che erano sopravvissute, coloro che più amavo. Sapevo che la mia diffidenza sarebbe rimasta sempre, e temevo che questo avrebbe potuto in futuro disgregare anche quella meravigliosa, eterna, sacra, superstite Sorellanza. Così rimasi. Mi sedetti dentro ad un castagno cavo, dissi ad ognuna delle mie Sorelle che il mio Amore era per Loro, e loro andandosene lo portarono con se'. Per giorni rimasi nel castagno, alzandomi ogni tanto per bere dell'acqua al vicino torrente, che gorgogliava sempre diverso e sempre uguale, favorendo il vagare del mio pensiero e tranquillizzando i miei singhiozzi disperati. Per giorni meditai per elaborare la Rabbia, il Dolore, il Dubbio, i Ricordi, la Paura. Piano piano un nuovo Intento affiorò alla mia coscienza, divenne Consapevolezza, e non mi lasciò più. Per me stessa, mantenni l'aspetto spaventoso che avevo assunto nella battaglia contro di loro: tutti dovevano temermi, pochi sarebbero riusciti a non fuggire subito. Di quei pochi, svariati avrebbero ceduto dopo, sotto la ferocia delle mie urla, del mio riso mortale e dei miei occhi di fuoco. Con le mie unghie ed i miei denti avrei squarciato e divorato gli indegni. Con un incantesimo feci in modo che la Casa nella Foresta divenisse mobile, per poter seguire anch'essa il proprio Intento, fosse andarsene, combattere nuovi nemici, ballare pazzamente, o semplicemente respirare. Perché Jaga la strega fremeva, e la Casa prese a fremere con lei.
Jaga io sono, e rimango alla Casa nella Foresta, da sola per lunghissimi tempi. Come li conoscevo allora, ancora e sempre più in fondo conosco i Cicli del Tempo che mai tradisce e sempre si rinnova. Come fece Caillean per Avalon, ho innalzato Nebbie e trasportato questa Casa in un luogo tra il Mondo e l'Aldilà. Quasi nessuno mi trova, e fra coloro che mi trovano quasi nessuno sopravvive, alimentando con l'energia della loro Morte il Fuoco per le mie lanterne. Se ne saranno degni e se ne saranno in grado, forse sapranno usare quello stesso Fuoco per la propria Rinascita. Come e quando è un Mistero che nemmeno io, che so molto e sono molto potente, posso conoscere o tantomeno dominare. Talvolta arriva qualcuno che resiste.. Sono quasi sempre giovani ragazze ai miei occhi, ma io sono immensamente vecchia e fra l'altro le Nebbie mostrano le persone come esse sono, ma non come appaiono ai mortali. Quando arrivano, esse sopportano la mia vista, i miei strepiti, e le prove a cui le sottopongo: hanno caratteri diversi, diverse reazioni e diverse strategie, io vedo il loro intuito ed il loro talento per diventare vere, e decido se e come plasmarli. Nessuna sta con me contro la propria volontà, e coloro che restano crescono vertiginosamente, con la dose di dolore e difficoltà che la Crescita comporta. Allora mi viene in mente com'era la vita con le mie Figlie e le mie Sorelle, tanto tempo fa..credo che in quelle occasioni si percepisca il calore della tenerezza che per un attimo mi pervade..così in quel momento mi chiamano Nonna.. Baba Jaga..
Ma non ne ho mai tenuta nessuna con me. Io Vivo Sola. Dono loro un po' del Sacro Fuoco della Morte e della Vita e le caccio via. E' la sola Benedizione che sono ancora capace di dare. Ho molti nomi: solo chi arriva a chiamarmi Nonna mi conosce veramente.