
in una lettera a suo fratello Theo, Vincent Van Gogh scriveva di essere tornato a casa dei genitori per un breve periodo, e di essersi sentito talmente fuori posto da percepire se' stesso come "un brutto cagnaccio", che nessuno caccia perché non è educazione, ma che in realtà nessuno vorrebbe intorno, e tutti si preoccupano che non faccia danni, non sporchi e non crei imbarazzo. Ora non sono a casa e non posso copiarla dal mio diario..ma appena potrò lo farò, perché è uno degli scritti più commoventi dolorosi intimi e struggenti che si possano leggere. E oggi, beh, mi sento un po' così..per una volta la mia famiglia non c'entra, ma non importa minimamente chi c'entra, importa come io percepisco queste cose che mi stanno accadendo. Grazie alla Dea stasera mi aspettano gli amici di una vita (tranne uno, mi manchi P, vecchio ciclista sentimentale) e la birra, altra amica fedele. Come sempre, passerà. Come quasi sempre, affido i miei stati d'animo più o meno momentanei a questo insulso quanto amato (da me almeno) bloggino.
That's all.
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